CONTATTI / CONTACTS

Tel: (+39) 349.8378830 - 339.6421465

 Mail: raccontamiunastoria@yahoo.it

MEMBRO UFFICIALE REGISTRATO DI

OFFICIAL REGISTERED MEMBER OF

FIST

Federazione Italiana Storytelling

FEST

FederaTION FOR EUROPEAN

STORYTELLING

anno di fondazione 2004

Compagnia di Storytelling

IL MARCHIO DELLO STORYTELLING ITALIANO

THE BRAND OF ITALIAN STORYTELLING

RACCONTAMIUNASTORIA

... l'arte di raccontare storie

QUANDO SOFFIA IL LIBECCIO

La storia del brigante Domenico Tiburzi intrecciata a miti e leggende della terra chiamata Maremma

 

Uno spettacolo che parla di nascita e di morte, di realtà e sogno,

di libertà e di oppressione e di ingiustizia, di vita e di morte.

Uno spettacolo che racconta la terra.

Uno spettacolo contadino.

 

di e con Davide Bardi

 

 

 

2013

Durata: 1h 45’ escluso l’intervallo

Fascia d’età: 12 anni in su

________________________________

GALLERIA FOTO

________________________________

REPLICHE

 

2016

7 Agosto - Eremo del Vivo - Vivo D’Orcia (SI - Italia)

10 Settembre - Chiostro della Basilica di Santa Prisca - Roma (Italia)

 

2015

4 Giugno - Expo Tuscany, Fuori Expo Toscana - EXPO - Milano (Italia)

27 Febbraio – Teatro Scientifico – Verona (Italia)

26 Febbraio - Carcere di Montorio - Verona (Italia)

 

2014

29 Novembre - Sala Espositiva Permanente del Comune di Seggiano - Seggiano (GR - Italia)

28 Novembre - Castello di Potentino - Seggiano (GR - Italia)

19 Luglio - Castiglione della Pescaia (GR – Italia)

28 Giugno - Ex Cartiera Latina, Parco dell'Appia Antica - Roma (Italia)

24 Maggio - Associazione Libra - Roma (Italia)

29 Gennaio - Carcere di Rebibbia - Roma (Italia)

 

2013

30 Novembre - Teatro degli Unanimi - Arcidosso (Grosseto – Italia)

29 Novembre - Teatro degli Unanimi - Arcidosso (Grosseto – Italia)

9 Novembre - "Storytelling Time" - Museo Civico - Bolzano (Italia)

8 Settembre - "Di strada in strada” Festival Internazionale degli artisti di strada - Bra (Cuneo - Italia)

8 Agosto - Estate Amiatina - Loc. Pescina, Seggiano (GR - Italia)

30 Aprile - Teatro Keiros - Roma (Italia)

18 Aprile - Internationaal Vertelfestival - Alden Biesen (Belgio)

17 Aprile - Internationaal Vertelfestival - Alden Biesen (Belgio)

PRESENTAZIONE

QUANDO SOFFIA IL LIBECCIO: La storia del brigante Domenico Tiburzi intrecciata a miti e leggende della terra chiamata Maremma

Silenzio, solitudine, distese di grano, viti, ulivi. Il vento libeccio che come un respiro, si fa avvertire ora più piano, ora più forte. Lo sguardo e la mente che si perdono ad osservare.

La Maremma, la terra dove il tempo ha fatto sosta e si riposa come sdraiato su di un campo di grano sotto un cielo azzurro.

“Quando soffia il libeccio” è una intensa e avvincente performance di miti, leggende e storie della terra chiamata Maremma, una striscia di terra al centro dello “stivale” che corre da metà Toscana fino all’alto Lazio, affacciata sul mar Tirreno, culla della civiltà etrusca, di malaria nelle zone paludose e di siccità in quelle aride, casa di contadini e di briganti, di butteri e dei loro cavalli. E poi il libeccio, il vento africano, quel vento caldo che quando soffia non promette mai niente di buono.

Uno spettacolo che, come un soffio di vento, attraversa le vicende di una terra dura, aspra, infernale ma al tempo stesso bella, profonda e viva, seguendo strani personaggi e percorrendo ogni pietra, ogni albero, ogni animale… ogni uomo che la abita con gli occhi incerti tra sorriso e pianto.

Al centro dello spettacolo la vicenda del brigante Domenico Tiburzi, il Re della Maremma, l’uomo che per i 25 anni della sua latitanza ha avuto il libeccio come coperta e le stelle come soffitto. All’interno del racconto troveranno spazio le vele delle navi saracene, i pirati del crudele corsaro Ariodeno Barbarossa, il fascino e la grinta della giovane Margherita Marsili e poi ancora i nitriti dei cavalli dei butteri, i cowboy della Maremma e le bellezze delle fanciulle etrusche.

La presenza della musica è molto forte: le ballate tradizionali e folkloristiche eseguite sono lo specchio più immediato e sincero di un pathos caldo come il sole che in agosto brucia i campi di grano, caldo come il sole dell’estate maremmana.

“Quando soffia il libeccio”: un intreccio di storie e musiche antiche e contemporanee, nel tentativo di dar voce alla Maremma e a chi non ha mai smesso di maledirla e di amarla.

SINOSSI

Oggi la Maremma è un luogo magico e meraviglioso, ma nel 1800 era più famosa per l'analfabetismo, la povertà e la malaria. Nella Maremma di quel tempo, in un paesino chiamato Cèllere, in un sabato di maggio del 1836, nacque Domenico Tiburzi.

Suo padre Nicola non parlava molto, ma le poche parole che diceva erano profonde e lui le avvertiva come semi nello stomaco che crescevano, germogliavano e lo rendevano di volta in volta sempre più forte. Con gli anni Domenico imparò a coltivare una passione per la sua terra e un attaccamento al territorio forte, come se la Maremma fosse parte del suo corpo, come se fosse un altro cuore.

Ma le vicende della vita e i fatti che scossero lo “stivale” dopo l’Unità d’Italia nel 1861 con i relativi cambianti che seguirono, lo condussero sulla strada per il carcere, dove la vita non fu mai così difficile.

Un giorno un detenuto gli disse che presto sarebbero tutti ritornati ad essere uomini liberi... e nella piccola cella gli parla dell'indulgenza del Papa, gli racconta della breccia di porta Pia, dei bersaglieri, del tricolore che sventola sulla città di Roma. Quella sera stessa, dopo le parole dell'amico, Domenico si sente sollevato, sereno e inaspettatamente gli vengono in mente delle cose bellissime: sua mamma, le sue carezze, il suo bel volto, la ninna nanna prima di dormire, la storia che gli raccontava per farlo sognare. Domenico si addormenta e sogna. Sogna cavalli, butteri, le bellezze delle fanciulle etrusche... sogna la libertà. Ma la vita al risveglio tornerà dura e amara e in breve tempo gli mostrerà l'unica strada possibile da percorrere per riscattare la sua misera condizione e quella di tutti gli uomini piegati dall’ingiustizia del suo tempo: il brigantaggio. Domenico diventerà presto una leggenda, nel bene e nel male, ma dovrà aspettare ancora molti anni prima che la terra Maremma ricambi il suo amore e lo accolga a se a braccia aperte, come le braccia di una mamma.

                                                          NOTE DI REGIA

Un solo attore, degli strumenti musicali e una sedia.

Una scenografia minimalista, soltanto l'essenziale.

L'arte della narrazione orale improvvisata (storytelling) al servizio dello spettacolo.

Ho voluto creare uno spettacolo che fosse il più possibile un momento di condivisione, come avrebbero fatto i vecchi cantastorie perché credo profondamente che questo sia il modo più puro e diretto per trasportare il pubblico all'interno del meraviglioso mondo dell'immaginazione e per farlo viaggiare attraverso la mia terra e l'Italia dell'Ottocento volando tra miti, storie e leggende.

 

Dalle parole dell'attore prendono vita contadini, briganti, fanciulle etrusche, butteri, cavalli... le vele delle navi saracene, terribili corsari, pirati, tramonti indimenticabili e panorami mozzafiato.

Dai suoi gesti, come un incantesimo, la Maremma si apre agli occhi di quelli che lo guardano: diventano reali, quasi tangibili i profumi, i colori, il canto delle cicale nelle pinete, la voce degli uomini, il soffio del Libeccio e quel cielo "così basso che quasi lo si potrebbe toccare".

Attraverso una narrazione dinamica, mai pesante, supportata dalle tecniche dello storytelling, il pubblico prova tutte le sensazioni e le emozioni dei personaggi narrati, le loro gioie e le sofferenze, l'ingiustizia e la loro voglia di libertà e di riscatto… i loro ricordi.

Al servizio dell'attore non solo la parola, ma anche strumenti come la chitarra, l'armonica, il tamburello e l'ocean drum per riportare alle orecchie del pubblico una musicalità che sia lo specchio più immediato e diretto di un pathos caldo e profondo come il sole maremmano che brucia in estate.

La canzone popolare “Maremma Amara” fa da cornice all’intero spettacolo e la musicalità dei “Canti del Maggio” ne fa l’allegoria.

Frutto di una lunga ricerca storica, Quando soffia il Libeccio è uno spettacolo al tempo stesso realistico e metaforico, di tante facciate. Uno racconto che non è solo un elogio ad una terra straordinaria, alle sue leggende e alla figura di Domenico Tiburzi, ma anche una ricerca profonda e dettagliata degli elementi determinanti che portarono al fenomeno del brigantaggio: la miseria, l’ingiustizia, la mancanza di speranza. Uno spettacolo che ripercorre le fasi dell’Unità d'Italia e i cambiamenti a cui portò.

 

Il personaggio del brigante “Re della Maremma” è ancora oggi argomento di discussione; la sua uccisione, la fotografia che gli fecero da morto (l’unica fotografia di Tiburzi) e il modo con i quale brutalmente  lo esposero al mondo (come si usava fare con i briganti più famosi) come un animale raro... per quel corpo sepolto metà dentro e metà fuori la terra consacrata del cimitero e il cui cervello fu addirittura sottoposto agli studi del Professor Lombroso che ne registrò il peso e la grandezza al di sopra della norma. Un brigante, certo, ma dotato di un'intelligenza fuori dal comune.

Ricordo ancora la prima volta che ho visto quell’immagine << era un brigante! Lo chiamavano il “Re della Maremma” >> mi disse mio padre vedendomi incuriosito osservare un manifesto che riportava la sua figura.

Il mondo di Tiburzi è sotto molti aspetti così vicino alla campagna maremmana nella quale sono cresciuto da renderlo per me una figura estremamente familiare. L’idea dello spettacolo nasce proprio dall’esigenza di raccontare la sua storia e la mia terra. Non sapevo né il come né il cosa, ma fin dall’inizio ero sicuro di questo: non mi sarebbe interessato raccontare il Tiburzi che tutti conoscono; ciò che mi attraeva era il lato sconosciuto del suo mondo, quello che non sapevo, quello che non è scritto nei libri di storia, quello che probabilmente si è perso col tempo e che nessuno sa più. Mi interessava più l’uomo del brigante; mi entusiasmava pensare alla sua infanzia, la gioventù, ciò che l’ha portato sulla strada del brigantaggio, le emozioni che ha provato, le sensazioni, i profumi che ha respirato, i colori che ha visto, le parole che ha ascoltato. Mi sono soffermato sulla figura del padre, Nicola e da quella bocca di contadino ho fatto uscire parole profonde e penetranti che nello spettacolo sono come il pilastro portante dell’intera struttura narrativa.

Lavorare su Domenico Tiburzi e sulle leggende della Maremma, mi ha rimesso in qualche modo in pari con il debito che tutti, nostro malgrado, riceviamo con la vita: la responsabilità di non dimenticare la propria terra e le proprie radici.

 

Il titolo dello spettacolo porta il nome di un vento misterioso, caldo, che soffia dal continente africano. Il Libeccio spesso si è pensato che fosse pericoloso; molti in maremma dicono “bel vento i’ Libeccio, ma unn’è di ‘asa!”. All’interno dei racconti ogni volta che soffia, è sempre preavviso di qualcosa di pericoloso.

 

Durante la lavorazione del racconto sono emersi sempre più temi attuali nonostante il periodo trattato risalga quasi a due secoli fa. Più andavo a fondo nella conoscenza e nella comprensione delle dinamiche sociali ottocentesche e più lo spettacolo acquisiva poco a poco toni “paradossalmente” contemporanei: una classe media inesistente, un divario enorme tra ricchi e poveri, una forte ingiustizia alimentata dai soprusi dei potenti e, non meno importante delle altre, un'ignoranza dilagante (che si manifesta anche oggi, se pur sotto forme diverse).

Tutte componenti che gli uomini contemporanei, purtroppo, conoscono bene. In questo lo spettacolo ricorda amaramente che la storia si ripete: la povertà e la miseria sempre più presenti, i sogni dei giovani costantemente stroncati e il senso di sopravvivenza che emerge sempre più in ognuno di noi, portando spesso, come ben sappiamo, ad epiloghi estremi.

 

Quando soffia il Libeccio è uno spettacolo che racconta di libertà e di oppressione, di realtà e sogno, di nascita e di morte, di vita e di eternità. Uno spettacolo che racconta la terra.

 

DESTINATARI

SCUOLE, LICEI, UNIVERSITA’

Lo spettacolo è indirizzato ad un pubblico di età dai 12 anni in su ed è quindi adatto non solo ad uno spettatore adulto, ma anche per essere rappresentato per gli studenti delle scuole medie superiori e licei come supporto didattico allo studio della storia e della cultura italiana.

Lo spettacolo, è un ottimo stimolo allo studio del periodo storico preso in considerazione, del brigantaggio, di Domenico Tiburzi (figura che merita indubbiamente di essere studiata e tramandata alle nuove generazioni) e dell’importanza di conoscere a fondo le propria terra e le proprie radici.

 

PUBBLICO INTERNAZIONALE:

Quando soffia il Libeccio si rivolge anche ad un pubblico internazionale: è infatti in corso la lavorazione dello spettacolo in inglese e francese; questo ne permetterà la fruizione dello stesso non solo ai numerosi turisti presenti in Italia, soprattutto nelle più grandi città come Roma, Firenze, Milano, ma anche all’estero durante le tournée mondiali.

Va ricordato che la fama di Domenico Tiburzi, come quella della maggior parte dei briganti dell’800, ha varcato all’epoca i confini nazionali per sbarcare in Europa in paesi come Spagna, Francia, Germania trovando spazio sui quotidiani, riviste, libri. Autori come Dumas e Goethe si interessarono molto al tema del brigantaggio italiano entrando in contatto con i diretti interessati durante i loro viaggi in Italia.

 

CARCERI:

Nel Gennaio 2014, lo spettacolo “Quando soffia il libeccio” è entrato all’interno del carcere romano di Rebibbia, riscuotendo un grande successo tra i detenuti, le guardie carcerarie e i docenti presenti alla rappresentazione.

A fine spettacolo, prendendo gli argomenti trattati nel racconto come spunto di riflessione su tematiche complesse quali l’ingiustizia, il bisogno di riscatto, la criminalità e le relative pene carcerarie, si è aperto inaspettatamente anche un interessante dibattito a cui sia i detenuti che le guardie hanno preso parte con entusiasmo e profondo interessamento.

Da quel momento è sorta l’esigenza di promuovere lo spettacolo anche all’interno di altre carceri per raccogliere le riflessioni di chi si è macchiato di un crimine, dei malviventi, dei così detti “fuorilegge”, nel tentativo di far riflettere la gente sul fatto che forse nessuno nasce delinquente o criminale ma che forse è la vita stessa che porta alcune persone sulla cattiva strada (come diceva De Andrè).

Nell’ottobre 2014 è nato il progetto “Quando dietro le sbarre soffia il libeccio”.

Il progetto intende portare lo spettacolo all’interno delle carceri italiane, a titolo di volontariato.

Associazione Culturale

Raccontamiunastoria

Piazza T. Farinata degli Uberti 14

00122 Roma

P.Iva 10681921002

C.f. 97575600586

CONTATTI - CONTACTS

(+39) 349.8378830 - 339.6421465

raccontamiunastoria@yahoo.it

www.raccontamiunastoria.com

______________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Powered by Toolit S.r.l.

Copyright © 2015

Associazione Culturale Raccontamiunastoria

Tutti i diritti riservati - All rights reserved

Informativa sulla privacy

SOCIAL

Facebook

Instagram

Youtube